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Il piano aziendale: di cosa si tratta

Le aziende si prefissano degli obiettivi per crescere e svilupparsi sotto ogni punto di vista. È chiaro che una maggiore efficienza si traduce in un risparmio energetico e di tempo, che a sua volta, si tramuta in un incremento del guadagno. La maggior parte delle imprese mira proprio a questo: a evolversi e a migliorare il proprio capitale.

Questo tipo di obiettivo non viene mai raggiunto per mera fortuna, anzi; ogni qualvolta un imprenditore celebra il traguardo, finisce sempre col ringraziare -giustamente- sé stesso e i dipendenti che hanno perfettamente reagito al piano aziendale, seguendolo alla lettera, passo dopo passo, e ottenendo il riscontro che si sperava di ricevere.

Non è un processo semplice da seguire, anche perché è necessaria la massima precisione. Qualora si dovesse errare in un certo modo, si metterebbe a rischio l’intera esecuzione del piano e il suo fallimento diverrebbe molto più probabile. Un finale del calibro porterebbe l’azienda a regredire, piuttosto che a progredire.

Non può essere nascosto che, nel tentativo di seguire il piano aziendale -e fallendo- delle aziende siano entrate in uno stato catatonico per un certo periodo di tempo, solitamente, però, non troppo lungo.  Quando non si registrano ingenti perdite di capitale, prendersi del tempo per rimettersi in sesto e ricominciare tutto daccapo, è la cosa fondamentale.

 

Cos’è il piano aziendale

Prima di approfondire l’argomento, è necessario fare un po’ di chiarezza. Il piano aziendale viene spesso associato al business plan, anzi, sono solitamente definiti sinonimi, il che rappresenta un dato non vero. Benché sia possibile associare ciascuna policentrica a un meaning comune, è in realtà errato pensare che il significato di entrambe le espressioni sia il medesimo.

  • Il business plan è un documento di programmazione sulle azioni di una startup. Ciò cosa vuol dire? Che al fine di attrarre clienti, sponsorizzazioni, supporti, acquirenti e quant’altro, la startup deve dare un incipit di cosa andrà a fare nell’immediato futuro. Ad esempio, uno startup che si occupa di articoli, dovrà riportare nel documento la tipologia di stesure che andrà a pubblicare, il tipo di linguaggio utilizzato, il target e tutto ciò che ne concerne.

 

  • Il Piano aziendale è un documento, o fascicolo, al cui interno sono riportati: lo status passato dell’azienda, quello presente e il medesimo futuro. Per quel che concerne lo status futuro dell’azienda, vi sono degli obiettivi da flaggare al fine di raggiungerlo. Gli obiettivi possono essere ottenuti dividendo le tasks tra i dipendenti e gli altri attori dell’impresa: dal supply chain manager, all’addetto delle risorse umane. In sostanza, per dare una definizione, si potrebbe dire che il piano aziendale è un documento indicante le strategie da seguire per un determinato fine, che sia incentrato esclusivamente sull’incremento del capitale o sul miglioramento della produzione.

 

In altri termini, piano aziendale e business plan sono piuttosto diversi, nonostante le espressioni tendano a somigliarsi. Come già visto, le differenze tra i due sono nette e facilmente riconoscibili. Basta ricordare, qualora alberghi un dubbio, che un piano aziendale è riferito a un’impresa già strutturata nel mercato, mentre il business plan è riferito, per l’appunto, a una startup.

Grazie a questa semplice “trucco” non è poi così arduo riuscire a distinguere le due cose. 

 

Come fare un piano industriale

Un piano industriale che possa risultare efficace all’azienda, deve essere innanzitutto preceduto da una consulenza aziendale. Quest’ultima, effettuata da esperti in economia dell’impresa, servirà a stilare un rapporto dettagliato sul presente status aziendale, prendendo in esame ogni suo settore, dalla produzione, alla supply chain, e così via. In questo modo, l’imprenditore avrà modo di analizzare per il meglio la struttura della sua creatura e decidere quale tipologia di piano stendere… Da solo (nulla glielo vieta) o con l’aiuto di professionisti.

 

Chi fa il piano aziendale?

Per redigere un buon piano aziendale, l’imprenditore può avvalersi dell’aiuto dello stesso professionista che gli ha fornito la consulenza. In questo modo, può basarsi sul parere di un esperto e stilare un piano strategico fattibile per l’impresa che gestisce. In alternativa, può chiedere aiuto a un giurista d’impresa e lavorare con la figura sin dove lo ritiene necessario.

Per concludere, l’imprenditore, se abbastanza esperto in materia, può effettuare da sé stesso la stesura del piano, consegnandola successivamente ai propri soci dell’amministrazione e decidere sul da farsi.

Tentare di realizzare un obiettivo a breve termine e alla portata, è la chiave per l’ottenimento graduale di numerosi altri risultati, consentendo alla propria azienda di crescere man mano, senza strafare e ritrovarsi, poi, al punto di partenza.

È dunque importante mettere al corrente anche i dipendenti della scelta che si è presa: va infatti ricordato che l’operaio è la matrice principale di ogni reparto; senza il suo apporto alla causa, sarebbe arduo -se non impossibile- scalare la montagna e mettere piede sulla vetta. La riuscita del piano aziendale è dunque un’ulteriore prova di quanto l’industria necessiti della manovalanza per l’ottenimento di determinati fini.

 

Conclusioni

Il piano strategico risulta essere fondamentale per la progressione dell’azienda. Non stilarlo, equivarrebbe a procedere in un tunnel buio e senza una torcia a illuminare la via. La vita di un’impresa resta certamente un traforo oscuro anche dopo aver definito il piano aziendale, ma quest’ultimo prenderebbe la carica di lume affidabile da seguire nel mentre del percorso.

Grazie a esso, si saprebbe dove mettere i piedi e come, invece, evitare capitomboli che altrimenti sarebbe impossibile prevedere. Per questa ragione, servirsi delle strategie e coinvolgere l’intero personale, sarebbe certamente la scelta migliore. Lavorare in gruppo, lavorare bene e godere dei risultati. Ai dipendenti va spiegato che un incremento del capitale, potrebbe a un miglioramento dello stipendio. 

Tuttavia, va asserito che alcuni operai, data l’avanzata età, potrebbero non reggere certi ritmi, allorché uno degli obiettivi fosse riconducibile allo svolgimento di un lavoro più celere.

In tal caso, non si potrebbe pretendere di più, e andrebbe bene. L’unica azione da compiere, comprenderebbe la chiusura -parafrasata- di un occhio e giustificare l’operaio in questione. In aggiunta, è bene specificare che neppure un dipendente giovane debba essere massacrato di lavoro per il proprio tornaconto.

Uno degli obiettivi must di ogni piano aziendale dovrebbe avere a che fare proprio con il rafforzamento del legame coi dipendenti. Sarebbe lecito chiedere ore di lavoro extra, ma allo stesso modo, sarebbe giusto e opportuno remunerarle più del dovuto.

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