Macchine Flessografiche
Le macchine flessografiche sono molto popolari in ambito industriale per la stampa flexo di imballaggi e packaging, ma il loro impiego va ben oltre. Esse permettono di stampare in maniera veloce e offrono svariate possibilità di creazione, adatte ad ogni tipo di prodotto.
Vista la crescente popolarità di questo tipo di stampa, è utile capire che cos’è, come funziona la macchina e i suoi vari tipi, chi è e cosa fa lo stampatore; è inoltre opportuno valutare l’usato e fare una stima dei costi.
Che cosa è la stampa flessografica
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Prima di approfondire l’argomento, è innanzitutto utile capire che cosa è la stampa flessografica, conosciuta anche col nome “flexografia”.
La denominazione deriva da fless- (flesso, flettere) o da flex- (di flectĕre), e grafia.
Si tratta di un metodo di stampa rotativa diretta, che usa lastre matrici a rilievo di gomma o di materiali fotopolimerici, detti cliché.
I cliché non sono altro che lastre di zinco recanti una figura in rilievo e a rovescio, utilizzate come matrici per la riproduzione tipografica di disegni e immagini.
Tali matrici sono rilievografiche, flessibili e morbide, e vengono avvolte su di un cilindro.
La stampa è definita diretta in quanto il cliché (quindi la matrice suddetta) trasferisce l’inchiostro delle stampanti direttamente al supporto da stampare; quest’inchiostro gli viene a sua volta ceduto da un rullo in gomma inchiostrato.
Ciò avviene grazie ad una lieve pressione esercitata da un cilindro per l’appunto di pressione.
Tale processo è comunemente denominato “Kiss printing” (stampa al bacio), proprio in riferimento alla leggera pressione esercitata dal cilindro sul supporto, che richiama quella delle labbra durante il bacio.
La stampa flessografica era un tempo nota come stampa all’anilina, per via del colore impiegato durante il procedimento.
Inizialmente questa stampa era utilizzata quasi del tutto per imballaggi e packaging, mentre attualmente il suo campo di impiego si è ampliato, grazie alle migliorate caratteristiche dei componenti impiegati.
Così la stampa flessografica, assieme ad altre tecniche, viene oggi usata anche per produzioni più complesse e per la stampa dei quotidiani.
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Cos’è e come funziona una macchina flessografica
A questo punto si può meglio intendere cos’è e come funziona una macchina flessografica.
Le macchine flexo (ulteriore denominazione frequente) rotative possono presentarsi in tre diverse strutture, con caratteristiche differenti:
- In linea.
Questo tipo di macchine stampa solo da un lato del supporto.
Esse sono costituite da una serie distinta di elementi stampa, dunque ne necessita uno diverso per ciascun colore.
- Planetarie (a tamburo centrale).
Anche questo tipo può stampare da un solo lato.
È possibile la stampa a colori e su differenti materiali, anche sottili e deformabili.
Hanno una buona precisione di registro e riescono a mantenerla; ciò in quanto il cilindro centrale permette di diminuire le deformazioni del materiale.
- Stack (a cilindri indipendenti).
In questo caso la stampa è possibile su entrambi i lati e con varie configurazioni.
Queste macchine flessografiche, invece del cilindro centrale presente nel caso precedente, hanno un cilindro per ogni unità di stampa (o numero colori).
L’asciugatura della stampa avviene passando il materiale stampato dentro delle grosse cappe di asciugamento che gettano soffi di aria calda su di esso.
Per quanto riguarda il meccanismo di funzionamento delle macchine da stampa flessografica, l’inchiostro viene applicato tramite un rullo d’acciaio o ceramico denominato “anilox”.
Il cilindro anilox è inciso con diverse cellette, da 80 a 800 per centimetro.
Un alto numero di cellette favorisce la stampa dei dettagli mentre un basso numero favorisce la stampa dei fondi pieni.
Il caricamento del rullo può avvenire tramite calamaio (come per la stampa a rotocalco) o con rullo gommato.
Successivamente, l’inchiostro passa dai rulli fino al materiale da stampare; essendo liquido, esso si stacca dalle cavità delle cellette dell’anilox e scivola sulla superficie del cliché.
Grazie alla pressione del contatto, il rullo e tutto il supporto da stampare si adattano ai cliché.
Gli inchiostri sono molto volatili ed essiccano in maniera molto rapida a causa dell’evaporazione dei solventi.
Stampatore flessografico
Lo stampatore flessografico è una figura professionale corrispondente all’operatore della macchina flexo.
Egli si occupa tipicamente di stampare disegni, loghi e scritte su di un materiale; spesso esso è rappresentato dall’imballaggio di prodotti industriali, commerciali e di consumo, successivamente lavorati con una macchina fustellatrice industriale.
Più nello specifico, tra le sue mansioni rientrano:
- La preparazione della macchina da stampa flessografica e del materiale necessario.
In ciò rientra il montaggio della lastra di gomma e quello del cilindro, il caricamento degli inchiostri, il fissaggio del materiale da stampare. - L’impostazione del programma di lavorazione in base agli obiettivi di produzione.
L’operatore regola le leve sui coloranti per distribuirle uniformemente e allinea correttamente i cilindri per prevenire sbavature o miscelazioni dei coloranti.
Avvia poi manualmente ogni rotolo su un percorso uniforme con la giusta quantità di tensione. - Controllare il corretto funzionamento della macchina e assicurarsi che il prodotto sia in linea agli standard produttivi previsti.
Lo stampatore flessografico in questa fase è di solito tenuto ad apportare lievi modifiche all’allineamento, alla velocità e alla tensione sulla stampante. Successivamente, verifica la conformità con le specifiche del lavoro ed effettua le necessarie regolazioni dell’inchiostro o del supporto.
- Occuparsi della manutenzione ordinaria e della pulizia della macchina flessografica.
Di solito lo stampatore flessografico usa solventi appositamente realizzati per pulire font, cilindri e piastre di gomma.
La manutenzione ordinaria richiede normalmente l’uso di una pistola per ingrassaggio al fine di mantenere tutte le parti della pressa funzionanti.
Macchina flessografica usata: vantaggi e svantaggi
Scegliere una macchina flessografica usata comporta vantaggi e svantaggi.
Il beneficio principale risiede nella maggior accessibilità economica: infatti, una soluzione di seconda mano è generalmente meno costosa.
È il motivo per cui aziende con risorse limitate e necessità immediata di una macchina flexo ricorrono all’usato.
Tuttavia, a fronte di questo vantaggio iniziale, potrebbero subentrare alcuni svantaggi in tale scelta.
In particolare, per aziende che prevedono un uso intensivo e molto frequente, una macchina flessografica usata è sconsigliabile.
Ciò in quanto quando la macchina lavora senza interruzione per lunghi periodi, si corrono diversi rischi che compromettono il risultato finale; uno di questi corrisponde al riscaldamento delle spalle causato dalla temperatura dei motori che può portare a deformazioni geometriche nell’immagine stampata.
Un altro svantaggio potrebbe essere rappresentato dal meno funzionante sistema di inchiostrazione, ovvero quello che permette di mantenere il controllo del colore durante tutta la tiratura, garantendo la fedeltà della sua riproduzione.
Dunque le performance della macchina flexo tendono a perdere di qualità nel tempo e in seguito ad usi prolungati.
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Macchina flessografica prezzo
Il prezzo di una macchina flessografica dipende da svariati fattori.
In primo luogo, a fare la differenza sull’ammontare della spesa è il tipo di modello scelto (in linea, planetaria, stack).
Inoltre, i produttori di macchine flessografiche propongono soluzioni molto differenti in termini di qualità, performance, grado di automazione, caratteristiche tecniche come numero di colori, cilindri stampa, larghezza del nastro e sistema di inchiostrazione.
In linea di massima, volendo fornire un range di prezzo, si può effettuare una stima.
Il costo di una macchina flexo parte da almeno 3.000 euro, per quanto riguarda soluzioni di minori dimensioni, e può arrivare a 30.000 euro, talvolta anche oltre.
La scelta dipende ovviamente dalle esigenze professionali e dalle necessità produttive.