Rivoluzione Industriale

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Il processo di globalizzazione dell’uomo e la sua annessa evoluzione, è passato tra numerosi eventi e situazioni che ne hanno sancito l’ascesa e il perfezionamento (questo ancora oggi in via di esecuzione). Se il desiderio è quello di attenersi unicamente alla storia e di procedere, quindi, secondo una scandita semiretta temporale, a far parte della globalizzazione umana rientrerebbero tutte quelle epoche che hanno sancito un determinato passo in avanti per la specie. La comparsa dell’homo sapiens stesso potrebbe essere una data d’avvio per l’antropocene, così come le guerre passate e attuali potrebbero essere considerate alla stregua di battute d’arresto, sicché la manodopera e le risorse -economiche e alimentari- venivano e vengono spedite al fronte per supportare i soldati.

Alcune epoche, però, sembrano aver dato nettamente di più rispetto ad altre. Ad esempio, si può osservare che gli ultimi 300 anni di storia, conflitti esclusi, siano stati nettamente più fruttuosi dal punto di vista tecnologico e sociale, rispetto ai primi 17 secoli. Il motivo di un simile balzo in avanti in un periodo temporale così breve, se paragonato alla storia dell’uomo, risulta essere una qualche sorta di mistero, benché la presenza di menti sopraffine come quelle di Watt, Einstein, Tesla e i coniugi Curie. 

Per la precisione e senza margine di errore, definire che quattro epoche siano state fondamentali per la globalizzazione corrisponde al vero assoluto, nel momento in cui, al quartetto di esse, corrisponde un’espressione accomunante: “rivoluzione industriale”.

 

Dove nasce la prima rivoluzione industriale

La prima rivoluzione industriale ebbe luogo in Inghilterra, come del resto, la seconda. La sua origine è attribuibile, secondo numerosi studiosi, all’invenzione della macchina a vapore, la quale ha apportato sensibili miglioramenti alla struttura industriale e produttiva dell’epoca. È consuetudine pensare che le modifiche al settore metallurgico e tessile introdotte con l’avvento del motore a vapore e di un altro strumento utile, la spoletta volante, siano state l’ordito a un qualcosa di più consistente e ammirevole, o come si suol dire, di un progetto più grande, ovvero la nascita della tecnologia così come la conosciamo oggi, nonostante i tempi allora retrogradi fossero ben lungi dall’essere attualmente definiti all’avanguardia. 

Tuttavia, la prima rivoluzione industriale non portò soltanto giovamenti dal punto di vista materiale. Infatti, numerosi individui che prima lavoravano nei campi e la cui manodopera era un’esclusiva dell’agricoltura, migrarono nelle grandi città inglesi per ottenere un posto di lavoro e sfamare i propri cari; questo, in breve, risponde alla domanda: perché la rivoluzione industriale nacque in Inghilterra?

Vi è da aggiungere, però, che le loro condizioni non fossero agiate, anzi, tutt’altro. 

In quegli anni bui per gli operai, si istituiranno i primi sindacati e i diritti dei lavoratori, soprattutto per merito di una personalità tuttora ricordata dai libri di storia: Karl Marx.

 

La seconda rivoluzione industriale

La seconda rivoluzione industriale, pur sempre avvenuta in Inghilterra, ebbe origine attorno al 1870. All’epoca, l’umanità si ritrovò ad affrontare dei grossi cambiamenti. Grazie all’invenzione dell’elettricità (la cui paternità è ancora soggetta a numerosi dibattiti) e delle sostanze chimiche artificiali, il mondo si ritrovò nuovamente a sostenere un mutamento considerevole. Vi fu, comunque, la scoperta di un importante combustibile, probabilmente il più utilizzato e desiderato di tutti i tempi, dai più rinominato anche “oro nero”: il petrolio. 

L’utilizzo del liquame fossile costrinse l’intero pianeta a subire  dei principi di mutazione che soltanto anni dopo sarebbero stati definiti nocivi all’ambiente per ragioni oggi ritenute ovvie, ma che all’epoca non venivano neppure considerate. Il progresso scientifico non poteva certamente essere paragonato a quello dei giorni presenti, eppure, meno di cento anni dopo, le tappe tecnologicamente evolutive dell’uomo avrebbero compiuto passi da gigante. 

Si trattò di un evento -quello della seconda rivoluzione industriale- che in molti potrebbero ricondurre al principio dell’attuale stato di inquinamento mondiale, il che, secondo una logica non del tutto errata, è accomodabile nel vero.

 

La terza rivoluzione industriale 

A differenza della seconda e della terza rivoluzione industriale avvenuta prettamente in Inghilterra, e seguitamente estesesi in tutto il mondo lentamente, la terza parte dell’opera ha interessato perlopiù i paese occidentali, con la sola eccezione della Cina e dell’India a capitanare il progresso dell’Oriente a partire dalla seconda metà del XX secolo.

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Lavoratori di un’azienda in Inghilterra del XX secolo.

Le innovazioni che hanno portato alla terza rivoluzione industriale sono da annoverare nel campo tecnologico-elettronico per mezzo della nascita dei primi computer e dei satelliti, grazie ai quali le superpotenze dell’epoca, Stati Uniti e Russia, compievano atti di controllo delle informazioni l’una sull’altra. Quello fu il periodo della famosa Guerra Fredda, la quale, tuttavia, consentì all’uomo di recarsi nello spazio (Yuri Gagarin, URSS) e sulla Luna (Apollo 11, USA) per la prima volta. Due imprese oggi ricordate con grande orgoglio da entrambe le nazioni. 

 

La quarta rivoluzione industriale

Conosciuta anche come Industria 4.0, la quarta rivoluzione industriale ha trasportato con sé delle innovazioni dal punto di vista tecnologico e robotico, grazie alle recenti macchine dotate di intelligenza artificiale introdotte di recente. Per merito dell’avvento di Internet, piattaforma nata con la terza rivoluzione industriale, l’utilizzo di numerosi software per la miglioria degli apparecchi interni e della sicurezza dei segreti aziendali, è quindi divenuto un fatto quotidiano. 

Nata nel 2011, l’attuale rivoluzione sta nettamente progredendo oltre ogni aspettativa ed è lecito considerare che, con l’andazzo dei tempi, possa rinnovarsi con ulteriori sviluppi o dare inconsapevolmente addito a una quinta rivoluzione industriale.

Conclusioni 

Il progresso non frena la sua crescita, anche perché, se lo facesse, non potrebbe più essere definito tale. Le innovazioni, soprattutto nel campo tecnologico, ottenute dall’uomo, farebbero impallidire i suoi antenati vissuti ai tempi di Karl Marx, Lenin e degli altri personaggi storicamente noti di quel tempo. Attualmente, è davvero impossibile scandire il passo della quarta rivoluzione industriale, ne è possibile prevedere con assoluta certezza la comparsa di un’Industria 5.0. Tuttavia, il fatto che scienziati, ingegneri e magnati stiano effettivamente collaborando per il bene del futuro umano, lascia ben sperare.

Con l’imminente colonizzazione del pianeta rosso, stimata entro dieci anni o poco più, l’uomo compirà un ulteriore passo avanti in una direzione assai coerente con le sue ambizioni, pur sperando che dedichi anima e corpo alla tutela dell’ambiente in cui oggi vive indisturbato. Purtroppo, questa è un’ulteriore cosa a non esser certa.

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